La prima cosa che vi metterà in agitazione è il pianto. Se all'ospedale il bimbo vi appariva come un angioletto, buono e tranquillo, appena varcata la soglia di casa vi sembrerà un vero "urlatore" di professione. Che cosa scatena questo cambiamento? E' forse la reazione al nuovo ambiente? Niente affatto. La risposta è molto più semplice: è il suo unico modo per comunicarvi bisogni e sensazioni. E lo fa con tutto il fiato che ha a disposizione. Ecco perché, finché non avrete soddisfatto le sue richieste, non smetterà. Bisogna quindi cercare di mantenere la calma, di non farsi prendere dall'agitazione. Non è facile, specie all'inizio, ma è la chiave per cominciare a decifrare il suo pianto. Vediamo come distinguere le diverse ragioni di tante lacrime. Certo la fame è il motivo più ricorrente che fa scatenare il pianto,
strilli sonori che nessuna coccola può calmare. Infatti il piccolo si tranquillizzerà solo quando riceverà la sua razione di latte. Se piange e sono trascorse circa un paio d'ore dall'ultima poppata, sicuramente sarà per fame. Può capitare, tuttavia, che vi solleciti molto prima: provate a offrirgli un biberon d'acqua o di camomilla; spesso si dimentica che un lattante può avere sete. Ma se non si calma, allora è proprio di latte che ha bisogno: accontentatelo.
Improvviso, acuto, inconsolabile, così appare il pianto che può nascondere qualche disturbo o dolore. Ma è pianto che può assumere sfumature diverse. Se il motivo non è subito chiaro (l'acqua del bagnetto troppo calda, un urto lieve) non resta che procedere per tentativi: coccolarlo, cullarlo, massaggiargli il pancino. Se comunque notate qualcosa di insolito nel comportamento del vostro bambino non indugiate e segnalatelo al pediatra. Un neonato è "bombardato" continuamente da stimoli diversi: rumori improvvisi, luci che si accendono, mani che lo spogliano, fratellini che lo toccano. Non si può certo "fare il vuoto" intorno a lui e, d'altra parte, questa "confusione" non lo disturba più tanto quando il piccolo è tranquillo, ha mangiato, è rilassato.
Vere e proprie crisi di pianto si scatenano
nei momenti di maggiore tensione: il bambino è stanco, nervoso e ha bisogno di un pianto liberatorio per ritrovare un suo equilibrio. Molti bambini, per esempio, piangono per cinque-dieci minuti prima di addormentarsi. Non lasciatelo piangere pensando che così cederà prima al sonno: ha solo bisogno di calma e di coccole. Viene spontaneo pensarlo quando gli state togliendo tutine e camicini per prepararlo al bagnetto e lui
si agita fino a piangere non appena è completamente nudo. Questo "sfogo" non dipende dal freddo, ma da quella improvvisa
sensazione di nudità che gli da fastidio. Per calmarlo, copritelo con un asciugamano, l'accappatoio o uno scialle. E' più facile, invece, che pianga per il freddo quando è nella carrozzina all'aperto. E' un sistema che lo aiuta proprio a recuperare calore, oltre che ad avvisarci di riportarlo in un ambiente più caldo e confortevole.
Può succedere, anche se vi sembra impossibile che, così piccolo, senta la solitudine. In realtà sente la vostra mancanza e vi richiama
con un pianto imperioso, a tratti quasi disperato. Non credete a chi lo battezza come un pianto da capricci e vi esorta a non prendere il bambino in braccio. Non temete: non lo vizierete cullandolo un po' tra le vostre braccia, facendogli sentire il battito del vostro cuore che lo tranquillizza. Non sempre, però, si può rimanere ore con lui in braccio: se non c'è nessuno che può darvi il cambio, potrebbe essere utile metterlo nel marsupio riuscendo così a tenerlo vicino e, al tempo stesso, a continuare ciò che stavate facendo oppure avvolgerlo in una copertina che gli dà la sensazione del vostro caldo abbraccio.
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