Una tonnellata di rifiuti difficili da trattare, il cui tempo di decomposizione varia da 200 a 500 anni; 10 grandi alberi abbattuti; 20% dei rifiuti nelle discariche. Questi i
numeri dei pannolini usa e getta per un solo bambino. È possibile che una creatura così piccola venga al mondo con una tale impronta ecologica? Non ci sono alternative?
Di recente è arrivata la notizia che i pannoloni poptranno essere riciclati. A settembre, durante un convegno organizzato da Ambiente Italia Spa e promosso da Legambiente Lombardia è stato presentato il procedimento di riciclo dei PSA-prodotti sanitari assorbenti (pannolini, pannoloni, tamponi, assorbenti femminili) che dovrebbe entrare nel nuovo programma dei rifiuti della Regione Lombardia.
Sicuramente una bella notizia. Secondo test dimostrativi il costo atteso del servizio è equivalente o inferiore al costo medio di smaltimento e un tasso di recupero pressoché pari al 100% delle frazioni valorizzabili e un tasso di impiego effettivo nel riciclo (dedotti gli scarti) pari all’84% . Attualmente però si è ancora in una
fase sperimentale e il primo impianto italiano è in fase di costruzione.
Cosa fare allora?
Prima della raccolta differenziata e del riciclo c'è un'altra importante "R", quella della riduzione: il miglior rifiuto è quello che non è mai stato prodotto!
Ecco
tre modi per ridurre i pannolini:
- Educare i bambini all'uso precoce del vasino. Si prova a mettere il bambino sul vasino già dai 9-10 mesi (quando riesce a stare ben seduto) e togliere il pannolino prima dei due anni.
- Utilizzare i pannolini lavabili, una soluzione ecologica, salutare ed economica. La pelle del bambino è a diretto contatto con tessuti traspiranti e assorbenti, a differenza dei pannolini usa e getta contenenti varie sostanze sintetiche e composti chimici (come il discusso sodium polyacrilate, l’inquinante TBT); meno cari poiché i pannolini lavabili costano dai 150 agli 800 euro dalla nascita al vasino, contro i 1.000 -3.000 euro per pannolini usa e getta; meno inquinanti perché i pannolini usa e getta possono costituire fino al 10% dei rifiuti solidi urbani e il loro impatto sull’ambiente è elevatissimo in quanto sono rifiuti indifferenziabili e per degradarsi totalmente impiegano 500 anni.
- Non utilizzarli per niente. Si tratta dell'"Elimination Comunication", comunicazione dell'evacuazione. Non si tratta tanto di una pratica, quanto di una comunicazione con cui il genitore o chi accudisce il bambino risponde alle sue necessità fisiologiche di fare cacca e pipì.
Lo scetticismo è normale per chi lo sente per la prima volta, ma
Francesca Gasparini, una delle maggiori
esperte in Italia di EC,
intervistata da Silvia Musso di
Econote.it, ha così spiegato questa metodologia ecologica e naturale:
"L‘EC è un piacere puro che non comporta nessun lavoro aggiuntivo. Si propone la pipì e la cacca su una ciotolina ogni volta che se ne ha l’occasione, sicuramente dopo ogni risveglio, o ogni volta che ci sembra di recepire un segnale. Per evitare di avere letti o pantaloni bagnati basta usare delle traversine impermeabili riutilizzabili e fargli indossare delle mutandine per EC o dei pannolini-mutandina di quelli che si possono tirare facilmente su e giù, ce ne sono anche lavabili.
[...] Se il bimbo è molto piccolo e va al nido sicuramente non si può chiedere alle maestre di fargli fare EC. Lo faremo noi nei modi possibili quando il bimbo è a casa. In questo non c'è contraddizione. I bambini sanno associare bene contesti, situazioni e comportamenti. La stessa cosa vale se il bimbo è affidato ad una baby sitter o ad una nonna che non sono disponibili a provare l’EC. Però il tentativo di spiegare di cosa si tratta e della sua importanza io lo farei, magari fornendo loro tante mutandine impermeabili in modo che per loro l’EC consista solo nel proporre di tanto in tanto al bimbo di stare sulla ciotolina o sul vasino o insieme all’adulto che gli fa da riduttore sul water, senza il rischio di dover raccogliere pipì in giro".
Silvia Musso di Econote.it
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