Pensavate di averla scampata con i
risvegli notturni dei bambini dopo il primo anno di vita? ed eccoli che si ripresentano in età prescolare, tra i tre e i quattro anni. Man mano che il bambino prende coscienza delle nuove esperienze che lo circondano, gli stimoli del mondo esterno si traducono di notte in sogni o incubi. Si chiama
pavor nocturnus, il disturbo che si manifesta nella prima parte della notte, quando il bambino si mette a sedere sul letto, piange, si agita o dice parole sconnesse. Ha gli occhi aperti ma non si sveglia. Può stare così anche dieci minuti, poi si rimette giù e dorme senza ricordarselo al mattino. In questi casi è meglio non svegliare il bambino.
Se però gli episodi si verificano a
orari fissi quasi tutte le notti, gli esperti addirittura consigliano di prevenirli, svegliando prima il bambino per cinque minuti. A volte il bambino si alza e si dirige verso la camera dei genitori in piena notte. Lo psicologo interviene consigliando di farsi vedere tranquilli e decisi nel dire al piccolo, o piccola, che la sua cameretta e il suo lettino sono il luogo più sicuro dove lei può fare la nanna, dandole magari un qualcosa che faccia provare alla bimba la sensazione di avere la mamma vicino (o magari mettere una musica piacevole come quella del carillon). Quindi, quando il bambino si sveglia, va abbracciato e rassicurato ma poi deve tornare nel suo lettino.
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