Prima e soprattutto dopo i tre anni, i bambini hanno bisogno di un oggetto, quale esso sia, che gli dia conforto e li rassicuri. Può essere un pezzetto di coperta o panno morbido e soffice, un lenzuolino, un peluche adatto per la nanna, il succhiotto, o meglio ciuccio, oppure un indumento materno. Se vogliamo chiamarlo con un termine scentifico, l'oggetto in questione viene definito "
oggetto transizionale", dal pediatra e psicoanalista inglese Donald Woods Winnicott, che deriva dalla transizione, passaggio, da uno stato di dipendenza assoluta dalla mamma a una fase di distacco da questa figura rapportandosi con altre figure affettive.
In un primo momento l'oggetto viene usato nel momento di fare la nanna, ma poi il bambino ricorre ad esso ogni volta che si sente solo o desidera avere affetto. E' anche il primo possesso del bambino con "questo è mio"e guai a chi lo tocca! All'oggetto il bambino dà anche un nome che resterà tale fino a quando sarà grande e avrà sviluppato la capacità di parlare bene, ma il nomignolo del peluche rimarrà quello.
Con la bambola o il bambolotto il bambino si identifica. Infatti quando ci gioca, ripete i gesti della mamma o del papà.
Tra i "fetticci" o oggetti di transizione ci sono anche il ciuccio o il dito in bocca ad assumere un significato affettivo, ma non simbolico come la bambola o il peluche. Sarà difficile, a partire dai tre anni, rinunciare a momenti di gratificazione dati dal ciuccio o dal ditino soprattutto nei momenti di stanchezza e di conciliazione del sonno.
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